Rossetti Brand Design Parole 25 c

ISPIRAZIONI

Parole per il 2025

A sentimento. È un design di processo che agisce su pochi presupposti e dati incompleti. Il design “a sentimento” è partecipativo, il progetto non è di un solo autore ma condiviso da un collettivo, il suo mantra ha una parola: “proviamo”. Quindi, la chiave è nello svolgimento, un percorso di lento affinamento condizionato da sensazioni soggettive. La forma viene definita attraverso progressivi aggiustamenti per raggiungere il risultato finale. È amato dai committenti un po’ meno dai designer, in particolare, quelli che hanno una propria inossidabile idea. È provvisorio fino all’ultimo e aspira, nonostante l’esiguità delle premesse, o forse proprio grazie a quelle, a un risultato ad effetto wow.

Wow. Nel mondo dei brand quello dello wow è un effetto ambito. Succede quando un brand va al di là delle aspettative a tal punto da lasciarti senza parole o, appunto, solo con un uau. La scommessa è stupire – e se ti stupisco, ti piacerò, mi vorrai e tornerai da me… Il punto è avere una sostanza così attraente da generare tale meraviglia cosa che non tutti i brand hanno. Per sostanza si intende un insieme di qualità come ad esempio, la capacità di creare un prodotto, innovazione o un servizio, curate con quella attenzione e meticolosa precisione da sfiorare la perfezione.

Perfezione. Sarebbe bello che tutto fosse perfetto ma tanto non lo è. Quindi, rilassiamoci! Per questo ci aiuta Wabi-sabi una visione orientale che suggerisce l’accettazione della transitorietà e dell’imperfezione delle cose riconoscendo tre verità: niente resta, niente è concluso e niente è perfetto. A tutta prima, il principio può suonare un po’ rassegnato ma, ripensandoci, evita sforzi inutili per raggiungere mete impossibili. Questa transitorietà tuttavia, non è una scusa per un fare approssimativo. L’obiettivo non è la perfezione ma dare valore alle cose attraverso una propria abilità, la migliore disponibile, con uno specifico sguardo.

Sguardo. Prendiamo una Lady Dior e una Kelly di Hermès. Prima ancora di essere due borse sono modi di interpretare lo stesso oggetto, due logiche differenti, due sguardi distinti. Lo sguardo definisce lo stile, un linguaggio unico per inventare universi. Stiamo parlando di moda? Non solo, anche di tutti i modi di creare e di fare che possiamo immaginare. Lo stile è riconoscibile ed è difficilmente descrivibile, più che una ragione è una questione di sentimento. Ma come si fa ad impararlo? Lo stile si trasmette, per capirlo va assunto, va respirato come fosse aria.

Aria. Per gli antichi greci era la sede delle anime, tecnicamente è una miscela di azoto e ossigeno. Si misura in litri e ne respiriamo circa sei al minuto, in ventiquattr’ore ne “beviamo” più di ottomila cinquecento. Aria vince sulla mente: basta non respirare per un minuto e cominciamo ad avere un problema serio. Invece, se per un minuto non pensiamo, si respira addirittura meglio. L’aria avvolge la Terra per un centinaio di chilometri poi svanisce nello spazio interplanetario. In questo vuoto infinito la nostra palla galleggia sospesa con noi a bordo. Quando notiamo di respirare, ovvero quando ci accorgiamo di essere vivi, ricordiamoci di quanta grazia.