ISPIRAZIONI
Parole per il 2023
Vincere. Il conflitto russo-ucraino può essere visto da diversi punti vista. Due, in particolare, sono perpendicolari fra loro. Il primo è la soggettiva dei soldati, una visione ad altezza uomo, orizzontale, in movimento. Il secondo è la soggettiva dei droni, una visione in quota, verticale, stabilizzata da satelliti. La prima visione scruta l’orizzonte da conquistare, la seconda lo inquadra come bersaglio. La perpendicolarità delle viste ricorda quelle dei videogiochi d’azione, gli “ammazza-ammazza”: un’incedere per scovare il nemico e una mappa dove trovarlo per farlo fuori. Il gioco virtuale azzera la dimensione drammatica della realtà puntando sul raggiungimento della vittoria. Vincere ci piace moltissimo, non solo per finta, più di tutto, dal vero.
Vero. O falso. Giusto o sbagliato. Bene o male. Vincere o perdere. Chissà come mai ci siamo infilati in questo meccanismo, un dualismo che chiede molta energia e genera conflitti: mantenere un equilibrio accettabile è impegnativo e non porta a risultati duraturi. Visti gli effetti spesso disastrosi, si potrebbe spostare il dibattito su un piano puramente immateriale, guerre comprese. Uno spazio astratto, una stanza virtuale dove continuare a non capirsi e a menarsi a piacimento come in un videogioco. Così ci risparmiamo il sangue e il fango della vita reale e, magari, pensare a più nobili business.
Business. Ovvero scambio di beni o di servizi. È un’attività così umana da sembrare appartenere solo a noi. E invece, altre specie viventi la praticano, fra queste, ci sono le vespe. Le piccole del nido sono nutrite dalle adulte che in cambio ricevono una bava zuccherina. Le larve rilasciano il liquido come ricompensa per il “servizio in camera”. Il fenomeno è noto come trofallassi un modo per scambiarsi cibo, dolcezza e coccole tutto insieme. Lo scambio produce fiducia collettiva, mantiene il sistema sociale interno in equilibrio e alimenta un circolo virtuoso.
Virtuoso. Lo era Niccolò Paganini, il celebre musicista genovese, ma non di meno Giuseppe Guarneri del Gesù il liutaio che fra il 1742 e il 43 costruisce i due violini appartenuti al maestro. Le incredibili capacità del musicista e dell’artigiano sono un fulgido esempio. Illuminano sul fatto che sapere qual è la propria virtù ed esprimerla è importante e necessario, fa bene a chi la virtù ce l’ha e a tutti coloro che possono goderne gli effetti. I nomi dei violini? Il primo è “Carrodus”, il secondo è “Cannone” chiamato così da Paganini stesso per la sua potenza sonora. Oggi, gli strumenti hanno un valore inestimabile. Il “Cannone”, ad esempio, è stimato in ottanta milioni di euro. La virtù si trasforma in valore e va ben oltre il suo significato tangibile.
Tangibile. È vero, il nostro è un mondo insicuro dove coabitano ingiustizie profonde e virus cattivi, un luogo faticoso e imprevedibile. Questa incertezza giustifica la ricerca di mondi paralleli e la creazione di quelli immateriali dove tutto potrebbe essere più facile e forse più giusto. Eppure, è attraverso la materia che riusciamo a fare capolavori e miracoli. Finché un’alternativa è un’astrazione, non è ancora rivoluzione.